La Storia

Le Misericordie rappresentano la più antica espressione della partecipazione dei cittadini alla vita comunitaria.

La tradizione, frutto della fervida fantasia dei fiorentini, attribuisce la nascita del movimento ad un certo Piero Luca Borsi, capo dei facchini dell’Arte della Lana, una delle sette “arti maggiori” delle corporazioni di arti e mestieri costituitesi in città tra il XII ed il XIII secolo.

Si narra che i facchini addetti al trasporto della lana e dei panni da una bottega all’altra, una volta ricevuta la paga giornaliera, usassero ritrovarsi a bere ed a giocare in certe cantine in Piazza S.Giovanni, bestemmiando spesso il nome di Dio.
Piero Luca Borsi, scandalizzato dal comportamento dei propri compagni, propose allora che, ogni qualvolta qualcuno avesse pronunciato una bestemmia, avrebbe dovuto versare in una cassetta un’offerta per rimediare l’offesa fatta a Dio. Si racconta che, con la discreta somma rimessa insieme in breve tempo, furono acquistate sei zane (ceste), capaci di contenere, all’occorrenza, un ammalato, un ferito, un appestato, un morto.
A Piero Luca Borsi in realtà è forse soltanto da attribuire il merito di aver creato il servizio del trasporto dei bisognosi a mezzo delle zane, da cui sarebbe nata la sua notorietà addirittura come fondatore della Misericordia.

La realtà storica circa la nascita delle Misericordie è invece ben diversa…

Il movimento delle Misericordie si sviluppa nel corso del medioevo a Firenze.
E’ proprio qui che, intorno al tredicesimo secolo, cominciano a sorgere ed a diffondersi vari ordini di penitenti e di predicatori, in particolar modo Fraternite e Compagnie con lo scopo di richiamare gli uomini verso gli insegnamenti del Vangelo. Il ruolo più importante nella vita comunitaria è senz’altro quello assunto dalle Confraternite, i cui iscritti non si limitano alla sola preghiera ed alla sola pratica devozionale, ma si occupano anche dei più sfortunati, degli indigenti, dei moribondi, assistendoli anche nella estrema ora.
La più importante e la più antica fra tutte le Confraternite è quella della “Vergine” o di “Santa Maria della Misericordia”, poi “Misericordia”.
Le fonti storiche mettono in risalto la figura del Frate Domenicano Pietro da Verona, predicatore contro gli eretici, che nel 1244 si fa fondatore della Compagnia.
Il frate muore martire sotto i colpi degli eretici vinti ed i Capitani del Popolo fiorentini depongono le spade e “donano il cuore ai miseri”, di qui “MISERIS-COR-DARE”, cioè MISERICORDIA.

Dalla Confraternita di Firenze, nata appunto nel 1244, prendono subito vita tante altre Misericordie, che si diffondono prima in Toscana, poi in Italia e nel mondo, tanto da far considerare quella fiorentina come la “Madre di tutte le Misericordie”, oggi tra i maggiori vanti della città del Giglio.

Da quel tempo, ancora oggi, i Fratelli e le Sorelle della Misericordia accorrono ovunque vi sia bisogno, ovunque qualcuno necessiti di aiuto, animati da quello spirito di carità che distingue le Misericordie da tutti gli altri enti che operano nel pronto soccorso e nella pubblica assistenza.

LA “BUFFA” e la “ZANA”: storia del servizio di soccorso.

Quando pensiamo ai Confratelli della Misericordia siamo abituati ad immaginarli indossare una sgargiante divisa giallo ciano mentre ci accompagnano nei vari servizi, a bordo di auto o ambulanze ma…non è sempre stato così…

Anticamente i Confratelli della Misericordia indossano una tunica nera e sono cinti alla vita da un cordiglio con il Rosario. Hanno il volto coperto da un cappuccio, sempre nero , detto buffa e mani e piedi coperti rispettivamente da guanti e ghette.
IL COLORE NERO della veste simboleggia lo spirito di sacrificio verso il prossimo;
Il CORDIGLIO, una corda intrecciata annodata sui fianchi, simboleggia la povertà umana davanti a Dio. Al cordiglio viene fissato il Rosario che sta a ricordare la devozione alla Madonna;
IL CAPPUCCIO o “BUFFA” serve per coprire il volto affinchè chi riceve l’opera di aiuto non sappia chi la compie, non sappia chi ringraziare, in modo tale che il Confratello mantenga il totale anonimato, secondo il principio Evangelico “NON SAPPIA LA TUA SINISTRA QUELLO CHE FA LA TUA DESTRA”.
LE GHETTE ED I GUANTI servono per coprire rispettivamente le scarpe e le mani, perchè non si capisca neppure il ceto sociale di appartenenza del Confratello.

Anche i mezzi di trasporto subiscono, nel corso dei secoli, una profonda ed importante evoluzione.
I primi “mezzi” utilizzati allo scopo sono le cosiddette “zane”. Si tratta di ceste dotate di apposite cinghie e portate a mo’ di zaino sulle spalle. Vengono anche chiamate “gerle” e possono essere fabbricate con vari materiali o assumere forme e misure molto diverse.
Contemporaneamente alla zana, i trasporti vengono effettuati anche con l’ausilio di “tavole” di legno rettangolari, dotate di maniglie e apposite cinghie per fermare la persona trasportata. Con l’andare del tempo le semplici tavole vengono perfezionate; alle stanghe laterali, più o meno imbottite, per il trasporto “a mano” o “a spalla”, si aggiungono materassi e guanciali per il malato, staffe per l’appoggio a terra e altro ancora.
Il servizio con lettighe trainate “a mano”, anche per il soccorso ordinario, viene istituito soltanto agli inizi del XIX secolo.
La svolta vera e propria per il trasporto sanitario si ha però con il diffondersi, su larga scala, dell’automobile: le prime auto allestite allo scopo sono dotate di una sola barella centrale e vengono impiegate per il soccorso in ambito esclusivamente militare.
Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale porta ad un rapido sviluppo degli automezzi e, nell’immediato dopoguerra, iniziano a circolare le prime autoambulanze anche in ambito civile.
Nel 1959 in Italia compare l’obbligo di lampeggiante blu per facilitare la rapidità dell’intervento e dai primi anni sessanta i furgoni costituiscono la base per la maggioranza degli allestimenti delle ambulanze. Il Fiat 1100 T è forse il più diffuso, con interni semplici e spartani ed una barella piuttosto pesante che necessita di essere appoggiata su un carrello all’arrivo in ospedale.
Nei decenni successivi, fino a giungere ai nostri giorni, si assiste ad una vera e propria “rivoluzione” del modo di concepire il trasporto ed il soccorso sanitario con l’emanazione di specifiche normative di riferimento e con la creazione di mezzi sempre più attrezzati ed all’avanguardia.

————————————
“Il Fratello della Misericordia riceve dall’assistito la propria ideale ricompensa solo nella coscienza del dovere compiuto e lo ringrazia con l’espressione del tradizionale motto delle Misericordie: “CHE IDDIO TE NE RENDA MERITO” “.
Da questo si denota la vera espressione del volontariato cristiano che nell’assistito non vede solamente la persona bisognosa di aiuto, ma il Cristo stesso e per questo lo ringrazia per avergli permesso di prestare un’opera buona.
————————-

A Lastra a Signa nasce la Misericordia…

Anche a Lastra a Signa, a partire dal Medioevo, sorgono numerose fondazioni a carattere benefico. Si ricordano “L’Ospizio della Lastra “, del 1347, la “Pia Compagnia dei Poveri di Gesù Cristo”, del 1451, lo “Spedale di S. Benedetto”, del 1508.
Alla fine del Quattrocento nei pressi di Malmantile, sulla strada per Lecceto, si trova “L’Ospedale di San Salvadore a Monte Patano”. A Lecceto funziona invece l’Ospizio Domenicano annesso alla piccola Chiesa, mentre nel Borgo della Ginestra si trova “L’Ospedale di Santa Maria” con l’Oratorio della Immacolata Concezione.
Percorrendo il borgo della “Lastra Vecchia” non si può non notare la facciata dello “Spedale di S. Antonio”, fondato nel 1411 dai consoli dell’Arte della Seta e costruito, pare, dal Brunelleschi. Questo antico Spedale serve per lungo tempo al soccorso degli infermi e dei bisognosi.
Verso la fine del XVI secolo a Lastra nasce la Misericordia che è la prima in Italia a chiedere di essere affiliata alla Confraternita di Firenze.
Il documento che ne riguarda l’aggregazione porta la data del 29 gennaio 1595

Nei Capitoli della Fondazione si legge che il nobile IACOPO COMPARINI e 19 compagni del Castello di Lastra, in seguito divenuti 57, chiesero che ivi venisse eretta una Compagnia di Misericordia, la quale fu effettivamente costituita, con decreto generale dell’Arcidiocesi Fiorentina, nel 1595.

La Misericordia di Lastra a Signa tra seicento e settecento

Una lacuna documentaria assai estesa rende praticamente impossibile seguire lo sviluppo della Misericordia a Lastra durante il Seicento. Tuttavia si legge nella descrizione della visita effettuata dall’Arcivescovo Antonio Niccolini, nell’ottobre 1637: “I Fratelli indossano una veste nera (…)…si impegnano a seppellire gli associati e trasportano gli ammalati al Venerabile Spedale di S. Maria Nuova”.
Inoltre le fonti storiche ci danno notizia di una terribile epidemia, una pestilenza, avvenuta verso la metà del ‘600, che impegna notevolmente la Confraternita di Lastra; basti pensare che soltanto nel comprensorio di Gangalandi si registrano 128 casi di peste.
Dalla metà del Settecento si verificano in Toscana lenti ma irreversibili cambiamenti di natura economica e sociale: basti pensare all’ l’atteggiamento tenuto verso le persone senza fissa dimora o senza fissa occupazione che vengono ormai viste come “diverse” in senso negativo. In questo contesto viene emanata la “Legge sopra gli Ospedali di Toscana del dì 18 novembre 1751”volta ad impedire il transito, il ricovero, la cura dei pellegrini, affinchè questi non “vadano vagabondando per lo stato”.
Si assiste così alla rapida eliminazione di numerosi Spedali e Compagnie e, dopo alcuni decenni di rigori, il 21 marzo 1785, il Granduca Pietro Leopoldo, emana un editto di soppressione (noto come “editto leopoldino”) di “tutte le Congregazioni, Congreghe, Centurie e Terz’Ordini….esistenti nel Granducato”.
L’atto formale che riguarda la Misericordia di Lastra a Signa porta la data del 20 aprile 1785 e l’allora proposto di San Martino a Gangalandi, Marco Romoli, in qualità di parroco, riceve in consegna i beni della Compagnia, scrupolosamente inventariati dal Cancelliere di Empoli.
Una parte dell’archivio deve essere certamente stata sottratta alla confisca, come è senz’altro avvenuto per gli Statuti del 1595 e per il Libro dei Partiti 1733-1783, conservati tutt’ora nella sede della Misericordia.
Con l’avvento al trono granducale di Ferdinando III, le Misericordie recuperano gradualmente lo status precedente al 1785 e nel 1792 si ha– dopo sette anni- la prima adunanza dei Fratelli.

Dal 1800 al secondo conflitto mondiale

Dalla fine del ‘700 agli anni tra le due guerre la nostra Misericordia assume un ruolo di assoluta centralità: non solo è l’unico riferimento per il soccorso alla popolazione ma costituisce un vero a proprio modello di giustizia sociale, non venendo mai meno ai principi ispiratori ed ampliando le iniziative benefiche senza dimenticare quelle iniziali, prima fra tutte la sepoltura dignitosa dei poveri.
Nel riassumere, seppur brevemente, la storia della nostra Associazione, non si può tralasciare l’opera del Provveditore Don Vincenzo Strupeni, eletto nel 1806 ed a capo dell’Associazione fino al 1842, anno della sua morte.
Oltre ad importanti aspetti spirituali, Strupeni cura notevoli restauri e modifiche all’Oratorio e proprio grazie a lui si decide di uniformare lo statuto della Misericordia di Lastra a Signa a quello della Confraternita di Firenze.
L’I.R. Governo riconosce infatti la perfetta somiglianza delle due associazioni, estendendo, nel 1842, la qualifica di “Arciconfraternita” anche alla Misericordia di Lastra.
Il 15 settembre 1912, festa del compatrono San Tobia, viene benedetta la prima lettiga, montata su autocarro: per il “mantenimento e funzionamento dell’auto-lettiga” si istituisce un abbonamento che, con la quota mensile di una lira, dà diritto al trasporto gratuito in ospedale per ogni membro del nucleo familiare.
Nel 1923 gli “abbonati” sono oltre 1.500.

Il 30 ottobre 1922, a seguito della Marcia su Roma, il Re incarica Benito Mussolini di formare il nuovo governo e, nel 1929, il Segretario dei Fasci e Sindacati delle Signe viene imposto come Provveditore della Misericordia. Il Fascismo compie un grave attentato all’autonomia e al futuro delle Misericordie: il Regime, nel suo obiettivo di convogliare ogni forma di attività assistenziale nello Stato, approva la legge per la quale vengono sciolte le associazioni di volontariato prive di personalità giuridica e dispone la confisca delle loro attrezzature e del loro patrimonio a favore di una istituzione di soccorso statalizzata: la Croce Rossa Italiana.
Si crea così una situazione di complesso e giustificato disagio per tutte le Misericordie, comprese quelle sottoposte al regime giuridico della cosiddetta legge Crispi sulle Istituzioni pubbliche di beneficenza e assistenza, che temono l’applicazione a proprio danno delle speciali disposizioni della stessa legge che consentono ai pubblici poteri di disporre il loro “concentramento” e addirittura la loro “trasformazione” in enti di natura e carattere diversi.
Fortunatamente il rischio viene evitato e le Misericordie mantengono per lo più lo stato di dipendenza e controllo delle attività imposto loro dalla legge Crispi del 1890, senza peraltro subire lo smantellamento a favore dell’erigendo ente della Croce Rossa Italiana.
Un’ altra importante lacuna documentaria rende impossibile raccontare l’attività della nostra Misericordia durante il passaggio del fronte: è tuttavia noto come lo scoppio del secondo conflitto mondiale abbia ridotto l’attività delle Misericordie nonostante queste, nelle loro varie sedi, abbiano continuato a svolgere un’attività di soccorso oltremodo intensa, assistendo le popolazioni nelle più svariate forme e intervenendo per il salvataggio di feriti talvolta anche sotto l’imperversare delle azioni di guerra.
Non pochi sono i Confratelli che eroicamente sacrificano la vita durante i bombardamenti, cercando di prestare il soccorso ai feriti e ai bisognosi. Al momento della loro ritirata dal suolo italiano, le truppe tedesche depredano massicciamente la quasi totalità delle sedi delle Misericordie, asportando masserizie, attrezzature sanitarie e autoambulanze, cosicché, nel 1945, le confraternite si trovano a dover ricominciare da capo.

Dal secondo dopoguerra ai nostri giorni

Anche la Misericordia di Lastra a Signa sa risollevarsi da questa difficilissima e triste pagina di storia e continua la propria attività a sostegno della popolazione devastata dal conflitto. La ripresa economica del dopoguerra agevola non poco le famiglie e anche la nostra Associazione ne trae beneficio.
E’ il 1956 quando vengono celebrati i festeggiamenti per l’11° cinquantenario dell’Oratorio di Santa Maria. Il 1 luglio 1966 viene costituita la Parrocchia della Natività di N.S. Gesù Cristo e l’Oratorio della Misericordia passa sotto la sua giurisdizione. L’alluvione del 4 novembre 1966 sommerge tutta la parte bassa all’interno delle mura e raggiunge il punto più alto proprio nella zona della Chiesa e della Sede della Misericordia: fortunatamente non si registrano grosse perdite al patrimonio artistico, anche se i danni sono ingenti.
Nel 1972 inizia sul territorio l’esperienza della guardia medica territoriale e, nel 1987, si ha un’innovazione destinata a salvare migliaia di vite: con l’acquisto dei nuovi mezzi e del potenziamento delle attrezzature, sul territorio iniziano a viaggiare i primi esemplari di ambulanze attrezzate con medico a bordo.
Con il Decreto legge sulla sanità (il c.d. “decreto De Lorenzo”) a firma del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, il 27 marzo 1992, viene istituito il numero unico di emergenza 118 e, progressivamente, da quell’anno, la Centrale Operativa si occupa del coordinamento dei soccorsi per il tramite delle varie associazioni operanti sul territorio, impedendo di fatto le sovrapposizioni di interventi e le incomprensioni che fino a quel momento si sono inevitabilmente create.
La gestione delle emergenze, attraverso il 118, è così affidata a personale infermieristico appositamente preparato (con competenze di telecomunicazioni e informatica, nonché competenze sanitarie), mentre la parte medica viene affidata ad un medico responsabile, impostazione che ancora oggi ritroviamo nell’organizzazione del sistema di emergenza urgenza.
Nel 2004, ad opera delle Misericordie e delle Pubbliche Assistenze Toscane, nasce la Centrale del Volontariato Esculapio, atta a coordinare tutti i trasporti sanitari di “non emergenza” ed ancora oggi attiva.
La sinergia tra il coordinamento del 118 e di Esculapio consente alla nostra Associazione ed, in genere, a tutte le realtà operanti sul territorio, di fornire un’operatività tempestiva e qualificata.

Nel maggio del 1991 è sorta a Malmantile una Sezione distaccata, che nel corso degli anni ha intrapreso numerose iniziative, prima fra tutte la realizzazione della “Festa Medioevale di Malmantile”, che ogni anno attira migliaia di visitatori. Questa nostra Sezione, nel 2018, si è resa autonoma dando vita alla Confraternita di Misericordia di Malmantile.

Nel luglio del 2006 anche a Scandicci è nata una Sezione della nostra Misericordia. Grazie all’impegno di tanti Confratelli e Consorelle residenti in questo comune ed al sostegno delle Parrocchie del comprensorio, è sorta questa importante realtà che oggi è sede autonoma della Venerabile Arciconfraternita di Misericordia di Lastra a Signa e Scandicci ODV.